FILOSOFIA E TRANQUILLITA'

Filosofia e tranquillità

 

DALLA "CONSAPEVOLEZZA" BUDDHISTA ALLA MINDFULNESS

Si riporta integralmente l'interessante articolo del 18/09/2012 comparso sul giornale online del Corriere della Sera (accessibile su www.corriere.it/salute/neuroscienze) intitolato "Mindfulness, la nuova meditazione antistress".

" La medicina ufficiale l'ha ormai sdoganata: la pratica della mindfulness, traduzione moderna del termine «consapevolezza» del pensiero buddhista, funziona per combattere lo stress. E si moltiplicano i gruppi in tutto il mondo, Italia compresa, che la propongono come medicina per guarire le ferite e le sofferenze che le persone si portano dentro, ferite e sofferenze che oggi si chiamano stress e che non sono legate soltanto a malattie, ma anche al vivere quotidiano, ai disagi dell'ambiente di lavoro, alle pressioni sociali, alla crisi attuale. La pratica della mindfulness non è un qualcosa di esoterico, ma è una forma di meditazione che è stata valutata in una serie di ricerche scientifiche, censite dal sito PubMed (l'archivio universale degli studi in campo biomedico), a partire dal 1982. Il primo lavoro porta la firma di Jon Kabat-Zinn dell'University of Massachusets Medical School di Worcester e si riferisce al trattamento del dolore: a tutt'oggi si contano oltre 700 pubblicazioni sull'argomento. L'ultima, sul giornale Brain, Behavior & Immunity, ancora a firma di Kabat-Zinn, è dell'agosto scorso e dimostra come la meditazione sia un vero è proprio farmaco contro la solitudine degli anziani.

CONSAPEVOLEZZA - Spiegare che cos'è (e che cosa non è) la mindfulness non è semplice. Lo ha fatto a Firenze, nel corso di un seminario teorico-pratico, Saki Santorelli, uno dei padri occidentali di questa disciplina insieme a Kabat-Zinn, e direttore del Center for Mindfulness all'University of Massachussets Medical School («Abbiamo cominciato in un sottoscala - dice - adesso abbiamo un vero e proprio reparto dove assistiamo decine di pazienti con la MBSR, Mindfulness Based Stress Reduction, una pratica oggi riconosciuta da 42 Stati americani»). «La mindfulness - spiega Santorelli - è la consapevolezza che nasce dal prestare attenzione al momento presente, intenzionalmente e senza giudicare. Consapevolezza non è sinonimo di rilassamento e non è nemmeno una filosofia: è un modo di essere che implica lo stare costantemente in relazione con se stessi e con il mondo e l'accettare quello che c'è, sia che si tratti di disagio, di sofferenza, di passione o di piacere». In altre parole: viviamo pensando sempre al passato o al futuro, mentre dovremmo radicarci nel presente, nel «qui e ora», imparando ad accettare noi stessi e a vivere più profondamente le nostre esperienze che sono fatte di sensazioni, di emozioni, di pensieri, di relazioni. L'obiettivo di tutto questo? Ridurre la sofferenza interiore e lo stress.

LE TECNICHE - Come ci si arriva? Il programma MBSR messo a punto all'University of Massachussets Medical School prevede una serie di lezioni pratiche di meditazione (dalle due ore e mezza alle 3 ore e mezza, una volta alla settimana, per otto settimane), più i compiti a casa (esercizi da praticare sei giorni su sette per almeno 45 minuti al giorno), più un giorno di ritiro alla sesta settimana del programma. Al centro americano si rivolgono non soltanto persone con problemi psichiatrici o psicologici, come ansia, attacchi di panico, depressione, ma anche pazienti con dolore cronico, asma, mal di testa, diabete, infezioni da Hiv. «Tutto quello che si impara durante i corsi - dice ancora Santorelli - deve poi diventare un modo di essere nella vita di tutti i giorni. Ci vuole continuità nella consapevolezza». Sono diverse le strade che conducono alla mindfulness e che si apprendono con la pratica. Una è quella del corpo, l'altra è quella delle sensazioni, la terza è quella delle emozioni: eccole in estrema sintesi. La pratica del body scan, per esempio, che viene insegnata durante le lezioni, permette di prestare attenzione al corpo. Ecco allora che mi concentro sul respiro, poi sulle mani, poi sui piedi che appoggiano a terra... E posso anche ascoltare le sensazioni che provo toccando con la mano il bracciolo della sedia o cercare la posizione più piacevole (è questa la strada delle sensazioni) o, infine, accogliere pensieri ed emozioni che arrivano alla mia mente, piacevoli o spiacevoli, non importa, non devo giudicare... (è la pratica con le emozioni)."

MEDITAZIONE ZEN: UNA VIA PRIVILEGIATA PER LA PACE INTERIORE

Considerata la rilevanza dell'argomento si riporta di seguito gran parte dell'utile scritto sulla meditazione Zen presente sul sito www.cure-naturali.it.

"(...) Questo sistema di meditazione non risulta poi così difficile come si può generalmente pensare, e consiste di tre parti fondamentali: controllo della respirazione, controllo della postura e controllo della mente.

Meditazione zen: benefici

Tradizionalmente, la meditazione zen racchiude valori della cultura giapponese, come purezza, armonia e gentilezza. La concentrazione sul respiro leggero consente al praticante di ritrovare la propria mente e di renderla salda e presente in ogni azione del quotidiano. Secondo lo Zen, la respirazione corretta, caratterizzata da un ritmo lento, possente, naturale, garantisce la possibilità di vivere a lungo e in buona salute, in uno stato di equilibrio spirituale. Al contrario, una respirazione sbagliata determina in noi problemi come debolezza, malattia, instabilità spirituale e persino la morte. Corpo e mente appaiono così profondamente connessi tra loro che l’influsso della respirazione sulla mente stessa è sorprendente. Una respirazione profonda, lenta, calma, possente è capace di spazzare via le complicazioni mentali. La mente evolve, divenendo pura, chiara, luminosa e dolce. La stabilità della postura è anche una metafora per la vita, l’invito a essere calmi e a non vacillare davanti alle avversità. La meditazione zen dunque permette al praticante di lavorare su mente e corpo, sviluppando la sfera del sé.

Meditazione zen: descrizione della tecnica

Essere stabili come una montagna”. Rifugiatevi in un luogo silenzioso, toglietevi le scarpe e mettetevi comodi. È preferibile indossare vestiti comodi e non sintetici. Per quel che riguarda la postura, sedetevi a gambe incrociate e chiudete gli occhi. Portate la mano destra ad altezza ombelico e apritela, rivolgendo il palmo verso l’alto. La sinistra poggia sulla destra, nello stesso modo, i pollici si toccano. La schiena va tenuta ben dritta. La calma e la concentrazione andranno ottenute respirando profondamente e con molta calma, focalizzandosi sulla posizione, immaginando di rimuovere le tensioni senza farsi coinvolgere dai pensieri. La posizione delle gambe varia a seconda degli stili e degli esercizi di meditazione zen. All'inizio, è necessario un po' di sforzo per abituarsi alla posizione. Rispettare un tempo minimo di 20/30 minuti di meditazione seduta può andare bene per cominciare (...).

 La meditazione zen è adatta per chi vuole ritrovare pace e serenità, allontanando l’ansia e lo stress della vita quotidiana. È una forma di meditazione relativamente semplice e comoda da eseguire, rivelandosi efficace, almeno nelle forme base, per gran parte di coloro che la sperimentano. Vari studi sperimentali hanno confermato inoltre l’efficacia del percorso di meditazione della consapevolezza come sostegno per le persone sieropositive.

Meditazione zen: dove si pratica oggi

Vi sono diverse scuole di meditazione che propongono corsi di meditazione zen. La semplicità di questa tipologia di meditazione la rende anche eseguibile comodamente da casa, grazie a materiali didattici di vario tipo, come libri sulla meditazione zen, tra cui La mente senza catene, La scintilla del risveglio e Kensho - Il cuore dello Zen. Inoltre, ci si può avvalere di video sullo zen e racconti e storie zen che aiutano nella pratica. Avvicinarsi allo Zen dunque è semplice: si può iniziare leggendo storie e racconti lasciandosi ammaliare da una filosofia ormai dimenticata, per poi studiare metodi e applicazioni sui testi e provare, anche da casa grazie ai video, a sperimentare i benefici di questa forma di meditazione (...)".

 

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IL TRAINING AUTOGENO

Si espongono in sintesi le informazioni principali riguardanti l'importante tecnica di riequilibrio psico fisiologico e rilassamento chiamata "Training Autogeno", prendendo spunto da quanto chiaramente riportato sul sito Wikipedia.

Il training autogeno è una tecnica di rilassamento, sviluppata negli anni trenta dallo psichiatra tedesco Heinrich Schultz (che in precedenza condusse importanti studi sull'ipnosi). E' basata sulla correlazione tra stati psichici (in particolare le emozioni) e aspetti somatici dell'individuo. E' usata in ambito clinico nel controllo dello stress, nella gestione delle emozioni e nelle patologie con base psicosomatica. Viene utilizzata anche in altri ambiti quali lo sport e in tutte quelle situazioni che richiedono il raggiungimento di un alto livello di concentrazione.

Di primaria importanza, in questa tecnica, è rendere i propri pazienti indipendenti dal terapeuta. Mentre infatti nell'ipnosi è sempre necessaria la presenza dello psicoterapeuta, salvo particolari casi piuttosto rari di auto-ipnosi, nel Training Autogeno il soggetto diviene del tutto autonomo. E' però opportuno precisare che l'apprendimento da autodidatti è sconsigliato, costituendo il Training Autogeno un insieme di tecniche dirette a modificare gli stati psicofisiologici e i processi neurovegetativi dell'individuo. In taluni casi di patologie psichiatriche il Training Autogeno è assolutamente controindicato.

Il Training Autogeno, come dimostra la letteratura scientifica, non è una tecnica basata sulla suggestione. Le modifiche che si producono con un adeguato allenamento hanno carattere di stabilità e costanza nel tempo, fattori questi assenti sia nella suggestione in senso generale che nella suggestione ipnotica.

E' importante osservare che nel training autogeno il rilassamento non è la finalità principale della tecnica. Può essere visto piuttosto come un effetto del mutato equilibrio psicofisico.

Gli esercizi si attuano in tre posizioni: posizione sdraiata, in poltrona e del cocchiere a cassetta. Molto importante risulta anche la respirazione, la quale deve funzionare in maniera progressivamente più automatica e quindi meno controllata. importante è nel training autogeno il processo secondo il quale ogni fenomeno corporeo non viene forzato, ma avviene spontaneamente da sé.

Gli esercizi sono di due tipi: "basilari" e "complementari".

I basilari sono:

  • esercizio della pesantezza: produce uno stato di rilassamento muscolare, ovvero di rilassamento dei muscoli striati e lisci;

  • esercizio del calore: produce una vasodilatazione periferica con conseguente aumento del flusso sanguigno.

I complementari sono:

Questi esercizi vanno eseguiti per ordine, sotto la guida di psicologi o medici specificamente formati (come tutti i tipi di procedure di rilassamento psicofisiologico). Lo scopo della guida è quella di mettere il soggetto in grado di eseguire il training da solo. Per imparare al completo la sequenza degli esercizi sono necessari in media circa 6 mesi con un costante esercizio giornaliero. L'apprendimento da autodidatti, come detto, è sconsigliato, costituendo il T.A. un insieme di tecniche dirette alla modulazione psicofisiologica di processi neurovegetativi.